TEATRO STABILE DEL VENETO

8 FEBBARIO 2020 

Dal romanzo di: Matteo Righetto
Con: Riccardo Gamba, Pietro Quadrino, Davide Sportelli, Francesco Wolf
Soundesign: Lorenzo Danesin
Movimenti di scena: Davide Sportelli
Drammaturgia e regia: Stefano Scandaletti
Luci: Enrico Berardi
Collab. ai costumi: Lauretta Salvagnin

Un paese disperso nella pianura Padana, tra Brenta e Piovego, una fascia di terra, umida e tignosa, dove Matteo Righetto ed io siamo cresciuti.
Righetto ambienta proprio qui, in questo territorio che pare senza regole, il suo primo romanzo, ed io scelgo di portare in scena quel panorama umano che ha formato la mia adolescenza con una rilettura tragicomica, dal sapore pulp.

Seguiamo i personaggi del romanzo nei meandri delle loro losche attività di scambio, infarcite di diatribe, conflitti, inganni: prede, predatori e strategie di sopravvivenza – l’immaginario brutale che divide il forte e il debole.
Il tempo è fermo, la natura non è indifferente alle risse degli uomini. La statua di un santo diventa nascondiglio e oggetto del desiderio.
Il motore dell’azione è affidato a questi elementi che scandiscono il clima di malessere e danno un input chiaro alla storia.

La parabola è raccontata dalla voce di quattro attori in uno spazio fortemente simbolico.
Per sopravvivere alla disperazione, alla routine quotidiana i quattro protagonisti cercano una rivalsa, a scapito di qualcun altro, in definitiva pretendono qualcosa indietro dalla vita.

Una delle sfide e dei temi di lavoro più difficili è come affrontare una riflessione sulla libertà di azione e sulla responsabilità individuale che tocca il pensiero di noi oggi. In una società che ci invita a rompere tutti i legami, che indebolisce le condizioni della civiltà, in cui non si parla d’altro se non della necessità di proteggersi, di sopravvivere alle catastrofi in arrivo, si giunge a un punto in cui tutti si sentono liberi da principi o divieti, atti e comportamenti impensabili diventano possibili in una sorta di habitat dove tutto è permesso.