3 DICEMBRE 2022 - ore 21.00 

Non ci facciamo riconoscere


Autore e interprete Marco Falaguasta

Produzione e Distribuzione:
Nicola Canonico per la GoodMood

 

SINOSSSI

Con il linguaggio leggero e arguto della satira proviamo a ripercorre gli anni 70/80/90 per capire se, davvero, sono stati anni importanti e spensierati oppure quella di noi cinquantenni è solo nostalgia e quel periodo solo un’illusione. Marco Falaguasta dialoga con gli spettatori per capire se davvero quello che ci aspettavamo è poi successo oppure, date le premesse, ci aspettavamo di più. Come avremmo vissuto gli avvenimenti di cronaca e le tante trasformazioni sociali, sequestro Moro, legge sul divorzio, statuto dei lavoratori, ai tempi dei social? Davvero i nostri figli, hanno più libertà di quanta ne avevamo noi? Era da preferire l’inclinazione dei nostri nonni e dei nostri genitori a non buttare niente, oppure l’enorme quantità di acquisti e “nuovi modelli” ai quali oggi i nostri ragazzi sono abituati? Ma soprattutto che differenza c’è tra il poke e la frittata di nonna con dentro tutto ciò che non si doveva sprecare? Marco accompagna gli spettatori in questo viaggio tra gag, osservazioni, interpretazioni alternative di convinzioni assodate per capire se davvero la nostra, quella dei cinquantenni, è una generazione in stand by! Cosa significasse esattamente questa frase che i genitori degli anni 70, 80 e 90 ritenevano buona per tutte le circostanze nelle quali bisognasse richiamare i figli ad un comportamento comunque diverso, è rimasto un mistero! Però questa frase risuona ancora nelle orecchie di tutti quelli che, come me, sono nati o cresciuti in quegli anni. Gli anni di piombo, gli anni della legge sul divorzio, sull’aborto, gli anni del sequestro Moro, ma anche del boom economico, dell’Italia campione del Mondo in Spagna. Gli anni della Panda 30 con il finestrino abbassato e l’autoradio che suonava i Depeche Mood, i Duran Duran, gli Spandau Ballet e“Boys” di una dirompente Sabrina Salerno che metteva d’accordo tutti. Anni ai quali la mia generazione guarda sempre con nostalgia. Certo eravamo giovani e spensierati, ma siamo proprio sicuri che non farsi riconoscere sia stato un vantaggio o forse, in qualche circostanza, avremmo potuto alzare la voce e … farci riconoscere? Proviamo a rispondere insieme a questa domanda passando attraverso quello che siamo stati, per vedere come siamo diventati noi che le domande le facevamo ai cugini più grandi, allo zio più moderno e non avevamo né Alexa, né Google. Come spieghiamo tutto ciò ai nostri figli ai quali non possiamo più raccontare che con “certe pratiche” si diventa ciechi?

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